Biella, 25 aprile 2022
Il Cai Biella fa memoria. I soci ebrei “cancellati” nel 1939, 11 amici con cui si condivideva la gioia e il piacere dell’andare in montagna, saranno ricordati con una targa al rifugio Vittorio Sella e con una Pietra d’Inciampo a Biella.
Il 25 aprile è una festa che ci riguarda tutti. È la festa di un’Italia tornata libera e padrona del suo destino.
Più volte, in questi anni, la senatrice Liliana Segre, reduce dai campi di sterminio, ci ha richiamati dal rischio di non cadere nuovamente vittima dell’indifferenza. È proprio l’indifferenza che ha portato all’affermarsi dei regimi totalitari nel secolo scorso e spesso, ancora oggi, ci porta a girarci dall’altra parte per non vedere i drammi e le ingiustizie che avvengono sotto i nostri occhi.
Anche il nostro Club non è rimasto immune dal virus dell’indifferenza, forse schiacciato da un istinto di sopravvivenza che talvolta porta a farsi complici muti dei persecutori. Non si spiegherebbe altrimenti quello che avvenne in Italia e in Germania in quegli anni.
Negli anni del Ventennio il nostro Club, fondato nel 1863 da Quintino Sella sul modello dell’Alpin Club inglese, in ossequio a un fanatico culto per l’italianità, dovette cambiare denominazione in Centro alpino italiano. E anche l’aquila che da sempre ne era vessillo venne ristilizzata con gli stilemi della muscolarità del regime.
Ma la pagina più vergognosa, anche per la nostra sezione, venne scritta il 14 luglio 1939. Sul verbale del Consiglio vi è scritto:
“Su precise disposizioni della Presidenza generale il Presidente dà ordine al Segretario di provvedere alla cancellazione dei soci ebrei che divisi per categoria sono: 1 vitalizio, 5 ordinari, 5 aggregati.”
Tutte le sezioni naturalmente dovettero attenersi alle precise disposizioni della Presidenza generale.
A maggio, a Bormio, si celebrerà l’Assemblea generale del Cai a cui parteciperanno i delegati di tutte le sezioni. Saremo chiamati a votare la proposta di reintegro dei soci ebrei. Atto tardivo ma doveroso, che deve essere sottolineato per la sua valenza riparatrice, tanto più necessaria oggi quando la guerra ripropone in tutta la sua drammaticità il tema del genocidio.
Nel nostro Cai quegli 11 soci vennero reintegrati nel Consiglio del 15 giugno 1945. Nel verbale del Consiglio si legge:
“Si decide di inserire nuovamente tutti i soci Ebrei dando loro la vecchia anzianità.”
Quel linguaggio così freddo, notarile, oggi può stupire la nostra sensibilità.
Il tema del reintegro dei soci è approdato all’ultimo Consiglio, il primo che ho avuto l’onore di presiedere. Stante il fatto che i nostri soci ebrei erano stati reinseriti nel corpo sociale l’indomani la Liberazione, abbiamo assunto questi propositi:
la posa di una targa “per non dimenticare” al rifugio Vittorio Sella che fu caro allo scrittore Primo Levi che, con “Se questo è un uomo”, ruppe il velo di omertà che in quegli anni — il libro fu pubblicato nel 1947 — ancora insisteva sull’Olocausto. L’occasione della posa sarà i festeggiamenti a luglio per i 100 anni di quel rifugio donato alla sezione dal Presidente Emilio Gallo;
la posa, in città, di una Pietra d’Inciampo, una pietra ricoperta di una targa in ottone, che faccia riflettere su quell’accadimento. Proponiamo come luogo piazza Santa Marta, piazza su cui, all’epoca, affacciava la nostra sede.
Il Consiglio è stato unanime credendo che sussistano valide ragioni per assumere queste iniziative, prima fra tutte la Medaglia d’oro della Resistenza, di cui la nostra Città si fregia. Al valore intrinseco del gesto, il ricordo del torto subito da 11 amici di 83 anni fa, si aggiunge infatti il desiderio di confermare la vocazione del Sodalizio e di quanti amano la montagna all’eliminazione di ogni pregiudizio razziale.
Il presidente
Andrea Formagnana